1° Maggio: Festa del Lavoro. Inclusione delle persone con disabilità tra diritti, leggi e sfide future
- Redazione mille Voci New
- 30 apr
- Tempo di lettura: 3 min

Il 1° Maggio è la Festa del Lavoro, un momento in cui l’Italia si ferma per celebrare i diritti conquistati dai lavoratori e per riflettere sulle condizioni dell’occupazione nel nostro Paese. Una riflessione che deve necessariamente includere le persone con disabilità, troppo spesso ai margini del mercato del lavoro, nonostante le leggi e le azioni promosse nel tempo.
L’articolo 1 della Costituzione italiana afferma con forza: «L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro». Ma per molti cittadini con disabilità, il diritto al lavoro resta ancora oggi disatteso o garantito solo parzialmente. Approvata nel 1999, la Legge 68 rappresenta un passo fondamentale per l’inclusione lavorativa delle persone con disabilità, introducendo il principio del collocamento mirato. Essa prevede che enti pubblici e aziende private, in base alla dimensione dell’organico, assumano una quota obbligatoria di lavoratori appartenenti alle categorie protette, con il supporto dei Centri per l’Impiego.
In questi 25 anni la legge ha portato risultati importanti: secondo il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, dal 2000 al 2020 si sono registrati oltre 600.000 avviamenti al lavoro per persone con disabilità. Tuttavia, la qualità e la stabilità di molti di questi impieghi restano problematiche.
I dati più recenti forniti dall’ANPAL (Agenzia Nazionale Politiche Attive del Lavoro) attraverso il “Rapporto sul collocamento mirato 2022” indicano che, nel solo anno 2021:
il 48% degli avviamenti lavorativi delle persone con disabilità si è concentrato nelle regioni del Nord;
il 27% nelle regioni del Centro;
solo il 25% nel Sud, dove persistono maggiori difficoltà strutturali ed economiche.
Nonostante ciò, il tasso di occupazione delle persone con disabilità in Italia si aggira attorno al 31%, contro un tasso generale che supera il 58%. La percentuale scende ulteriormente tra le persone con disabilità intellettiva o psichica.
Un ruolo determinante, accanto alle istituzioni pubbliche, per l’inserimento lavorativo delle persone con disabilità viene svolto dal Terzo Settore, in particolare dalle cooperative sociali di tipo B. Realtà che hanno la possibilità e capacità di assumere direttamente lavoratori con disabilità, creando percorsi di formazione e crescita professionale all’interno di ambienti protetti ma produttivi, rappresentando un modello efficace di economia inclusiva.
Non a caso le cooperative lavorano spesso in sinergia con enti locali, scuole e imprese, generando reti territoriali che valorizzano le competenze e restituiscono dignità e autonomia a chi troppo spesso è stato escluso.
Tra le realtà associative più attive nel promuovere il diritto al lavoro per le persone con disabilità vi è la FISH – Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap, che mette il lavoro al centro delle sue battaglie civili. Secondo la FISH, per superare le diseguaglianze non basta garantire l’accesso a un impiego: occorre un profondo cambio culturale che permetta alla persona con disabilità di autodeterminarsi e realizzarsi attraverso il lavoro, in coerenza con i principi della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità.
Il Primo Maggio non è soltanto una data simbolica. È un’occasione per interrogarsi su quanto siamo vicini a una società davvero inclusiva. Il diritto al lavoro, sancito dalla Costituzione, deve valere per tutti. Includere le persone con disabilità nel mondo del lavoro non è un favore, ma un dovere civile e una risorsa per l’intera comunità.
Per chi vive la propria fede nella concretezza dell’impegno sociale, promuovere il lavoro per tutti – soprattutto per le persone con disabilità – è un’opera di giustizia e carità. Come ricorda Papa Francesco, «il lavoro è una dimensione fondamentale della dignità dell’essere umano». Non è solo un diritto, ma una via per realizzare il proprio valore e contribuire al bene comune.
Le realtà ispirate al Vangelo – parrocchie, cooperative, associazioni – sono spesso in prima linea nel costruire percorsi inclusivi che superano l’assistenzialismo. A loro il merito di trasformare la fede in azioni che restituiscono dignità e futuro.
Favorire l’inserimento lavorativo delle persone con disabilità significa, per un credente, riconoscere in ogni persona il volto di Cristo. Non è solo questione di leggi, ma di coscienza e responsabilità.
«Non possiamo rassegnarci a un lavoro che esclude, ma dobbiamo edificare un lavoro che unisce e valorizza ogni fragilità» (Papa Francesco)

Di Maria Rosaria Ricci
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