La passione per la scrittura è un sentimento così forte che niente e nessuno può arrestarla.
Scrittori affermati ed emergenti lo sanno bene, poiché il vortice di tale passione li porta a non smettere di pensare e progettare prodotti editoriali che il più delle volte sbocciano lentamente, tra pensieri che trovano spazio su fogli volanti, tra scarabocchi e correzioni, che a loro volta generano la stesura del testo destinato a mutarsi in libro…
Sono questi i sentimenti che generalmente sono impressi nella mente e nei cuori degli scrittori. Di coloro che mutano la passione per la scrittura in uno strumento capace di scalfire a colpi di martello e di scalpello il muro della non conoscenza, ma ancor di più della disinformazione.
Lo sa bene la scrittrice Antonella Carta, che prima ancora di essere scrittrice è insegnante di Lettere in un liceo. Conosce bene la necessità di trasmettere con dedizione e professionalità ai suoi alunni la bellezza, la ricchezza e i tanti valori aggiunti che ruotano intorno alla scrittura e alla lettura.
Non a caso Antonella Carta grazie alla disponibilità del Dirigente scolastico, degli studenti e delle docenti referenti del Laboratorio teatrale della scuola e di una esperta di regia esterna, attraverso un percorso condiviso non del tutto semplice, ha avuto la capacità di mettere in piedi un cortometraggio tratto dal suo primo romanzo dal titolo Come nuvole di cotone.
Un cortometraggio che ha vinto diversi premi e le ha dato non poche soddisfazioni gratificando anche i suoi stessi protagonisti i quali, attraverso sentimenti ed emozioni, hanno potuto sperimentare sulla propria pelle la sensazione di vivere avendo una abilità diversa dalla loro. La stessa che non può non essere considerata quando c’è di mezzo il desiderio di vivere fino in fondo il valore dell’ Amicizia, intorno al quale inevitabilmente ruotano storie di singolare bellezza.
Come quella del primo libro di Antonella Carta che, sollecitata e incoraggiata dai suoi lettori a scrivere il seguito della storia, ha concluso da poco il suo secondo romanzo, dal titolo Come una pianta che spacca il cemento. Il romanzo, disponibile sugli store dal 25 luglio, sarà nelle librerie a fine mese.
Non a caso Mille Voci News per il sociale ha intervistato l’autrice Antonella Carta.
Benvenuta Antonella, le domande da porle sarebbero tante, ma cercheremo di andare al cuore delle più importanti.
<<Chi è Antonella Carta, cosa l’ha spinta nel corso degli anni a decidere di svolgere la professione di insegnante?>>
Buongiorno e grazie per quest’intervista. Sono una mamma di una bambina che ogni giorno mi insegna cos’è la vita e mi aiuta a crescere, così come negli anni hanno fatto i tanti alunni che come insegnante ho avuto il privilegio di incontrare. Non a caso a ispirare entrambi i romanzi sono stati proprio questi due cardini della mia vita. Inoltre ho avuto la fortuna di poter dare forma alla mia passione per la scrittura grazie all’incontro con la casa editrice Mursia.
<<Oggi più di ieri ricoprire il ruolo di insegnante non è semplice sia per motivi legati alle normative scolastiche (si sta più a scuola che a casa) sia per le tante fragilità che investono le menti degli studenti. Qual è secondo lei il segmento che unisce o divide questi due aspetti?>>
La scuola di oggi ha fatto tanti passi avanti per quanto riguarda i diritti riconosciuti agli studenti e alle famiglie, ma rispetto al passato trovo che sia immersa in troppa burocrazia; la voglia di far bene riempie l’anno scolastico di progetti e attività collaterali che a volte sono veramente costruttive e capaci di arricchire il percorso formativo dello studente, altre restano un po’ distanti dalle esigenze di crescita di un adolescente. Secondo me andrebbero ascoltati di più questi ragazzi, perché non è vero che non hanno voglia di far niente; sono alla ricerca di risposte, quelle che spesso non trovano a casa perché magari hanno delle remore ad approfondire certi temi con i genitori. Prima di organizzare i vari progetti, quindi, a mio parere bisognerebbe almeno somministrare un test anonimo da cui emergano i loro reali bisogni.
<<Qual è la peculiarità con cui si rapporta ai suoi alunni nell’insegnamento della sua materia? E come si approcciano a essa?>>
Cerco il più possibile di essere me stessa, alleggerendo l’atmosfera quando posso e rimanendo “inconvincibile” quando devo. Cerco comunque sempre di spiegare loro la mia posizione e il perché di certe scelte e di certe proposte, didattiche o educative che siano. Non c’è comunque un metodo che funzioni sempre e per tutti, molto dipende dall’incontro, come in ogni tipo di rapporto. Le classi sempre numerose e il dovere di portare avanti il programma sono due grossi limiti al desiderio di far scuola approfondendo la conoscenza del singolo alunno, con un approccio più individualizzato. Sarebbe il desiderio di ogni insegnante e molte volte ci si riesce, ma le condizioni di base a cui accennavo di certo non aiutano.
<<Tra qualche giorno uscirà il suo nuovo romanzo Come una pianta che spacca il cemento che, segue il suo primo romanzo dal titolo Come nuvole di cotone. Le andrebbe di spiegare ai nostri lettori la motivazione del titolo?>>
Preferirei fossero i lettori a scoprire il perché del titolo, com’è stato per il primo romanzo. Se ne parlassi adesso toglierei a loro il piacere di scoprire gli eventi via via. Quello che posso dire è che si riferisce alla forza di non mollare di fronte a difficoltà che sembrano invalicabili.
<<Qualche giorno fa, con un post sul suo profilo Facebook annunciando l’uscita del nuovo romanzo ha ufficialmente dichiarato che non c’è nessuna correlazione tra i due, ma i protagonisti più meno sono gli stessi. Ci può spiegare meglio?>>
Certamente. In realtà i due romanzi sono correlati, il secondo è il seguito del primo, ma sono strutturati in modo tale da essere autonomi l’uno dall’altro. Chi non ha ancora letto il primo, può iniziare da Come una pianta che spacca il cemento perché ha una trama propria, anche se alcune tematiche e alcuni personaggi sono presenti in entrambi. Potremmo dire che questo secondo romanzo e Come nuvole di cotone hanno radici comuni, ma ali proprie.
<<Mi sembra di capire che questa volta la sua penna ha voluto mettere l’accento principale su di un personaggio femminile. Come mai? Quanto pensa che un personaggio femminile in un romanzo possa dare ai lettori?>>
Grazie per la domanda, tocca un aspetto che mi sta molto a cuore. Nel primo romanzo la voce narrante era quella del Capitano, diciassettenne con un’importante disabilità, che non si rassegna a sopravvivere passivamente ma vuole una vita vera, pur con tutte le sue difficoltà obiettive; voce narrante di Come una pianta che spacca il cemento invece è Chiara, e attraverso la sua voce passiamo attraverso un percorso di crescita e di ricerca dell’amore e della vera inclusione. La sua però non è l’unica voce femminile: alla vicenda principale, infatti, si intrecciano storie e profili di donne, ma non solo, l’una diversa dall’altra, con riferimenti anche a tematiche attuali e alla peculiarità delle sfumature dell’universo femminile. Credo che sia giusto, doveroso e anche bello che se ne parli, e un lettore attento può ritrovare spaccati di realtà o scoprire risvolti insospettabili dell’anima di una donna.
<<Come una pianta che spacca il cemento esce in un periodo estivo, dove generalmente la lettura fa compagnia al sole e agli ombrelloni al mare. Questo romanzo potrà essere letto in spiaggia?>>
Sì, assolutamente. Per quanto si affrontino tematiche importanti, il tono rimane lieve per quasi tutta la narrazione, così come nel primo romanzo. Chiara è l’alter ego femminile del Capitano, simile a lui nell’ironia e nell’autoironia, ma diversa per altri aspetti. Come accade nella vita reale.
Grazie del suo tempo
Grazie a voi
di Maria Rosaria Ricci
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